I pazienti con artrite reumatoide trattati con farmaci biologici (tocilizumab, abatacept, golimumab, rituximab) ottengono un netto e persistente miglioramento della sintomatologia in circa il 20% dei casi. Inoltre, i dati a lungo termine dimostrano che circa la metà dei pazienti sospende la terapia biologica entro 5 anni a causa di effetti collaterali o riduzione dell’effetto terapeutico. Pertanto, sono stati licenziati nuovi farmaci inibitori delle proteine JAK, e in particolare tofacitinib e baricitinib per l’artrite reumatoide, ruxolitinib per la policitemia vera e oclacinib per la dermatite allergica canina. A breve dovrebbe essere licenziato un inibitore specifico di JAK1 chiamato upadacitinib. Le ultime linee guida europee tendono a considerare i farmaci biologici e i JAK-inibitori come trattamenti di pari efficacia. I dati reali a medio e lungo termine provengono principalmente dal registro nord-americano e svizzero, in quando il tofacitinib è disponibile negli USA dal 2012 e in Svizzera dal 2013. In particolare, sono stati confrontati 560 e 3458 pazienti nord-americani rispettivamente trattati con tofacitinib e biologici antagonisti del TNF. I JAK-inibitori sono risultati meglio tollerati e più frequentemente utilizzati in monoterapia nel lungo termine rispetto ai biologici antagonisti del TNF (45% e 25% dei pazienti in monoterapia dopo 5 anni, rispettivamente). Il trattamento con JAK-inibitori è stato sospeso più frequentemente per l’insorgenza di effetti avversi, quali herpes zoster, mentre gli antagonisti del TNF sono stati sospesi più frequentemente per una riduzione dell’efficacia nel tempo. L’efficacia clinica era paragonabile nelle due coorti, sebbene la riduzione del dolore si dimostrasse più precocemente nei pazienti trattati con JAK-inibitori. L’incidenza d’infezioni severe e trombosi venose profonde era paragonabile nei due gruppi. In particolare, il rischio di eventi tromboembolici è risultato essere di circa 2,4 volte maggiore in pazienti con artrite reumatoide rispetto alla popolazione generale. Tale dato non differisce a seconda del trattamento in atto. In Italia, e in particolare all’università “La Sapienza” – policlinico Umberto 1 di Roma, sono stati trattati 47 pazienti con tofacitinib, di cui 40 femmine e 7 maschi, di età media pari a 63 anni. L’82% dei pazienti arruolati non aveva risposto ad almeno 1 farmaco biologico, il 14% ad almeno 4 biologici e solo il 10% dei pazienti era naïve per qualsiasi trattamento. Tutti i pazienti hanno presentato una riduzione statisticamente significativa del dolore dopo circa un mese dall’avvio del trattamento con tofacitinib. Tale evidenza si è mantenuta dopo 3, 6 e 12 mesi di follow-up. Si segnala l’insorgenza di dislipidemia in 9/47 pazienti, tra cui ipertrigliceridemia in un paziente. I restanti 8 pazienti sono stati trattati con statine con beneficio. Gli eventi avversi che hanno richiesto la sospensione del trattamento sono stati linfocitopenia, iperCKemia e sepsi da infezione di cisti renale, ciascuno presentato da un singolo paziente. Infine, 9/47 pazienti hanno sospeso il trattamento per inefficacia. I dati italiani sembrano confermare le evidenze della letteratura internazionale.

Bibliografia

  1. Burmester GR, Blanco R, Charles-Schoeman et al. Tofacitinib (CP-690,550) in combination with methotrexate in patients with active rheumatoid arthritis with an inadequate response to tumour necrosis factor inhibitors: a randomised phase 3 trial. Lancet. 2013 Feb 9;381(9865):451-60.
  2. Deprez V, Le Monnier L, Sobhy-Danial JM, et al. Therapeutic Maintenance of Baricitinib and Tofacitinib in Real Life. J Clin Med. 2020 Oct 16;9(10):3319.
  3. Caporali R, Zavaglia D. Real-world experience with tofacitinib for the treatment of rheumatoid arthritis. Clin Exp Rheumatol. 2019 May-Jun;37(3):485-495.