L’Italia è stata pesantemente colpita dall’epidemia di coronavirus 2019 (COVID-19) ed è anche stato uno dei primi paesi coinvolti. La Società Italiana di Reumatologia ha prontamente messo in atto un monitoraggio dell’effetto di tale pandemia nelle malattie reumatologiche (RMD) tramite il database di sorveglianza CONTROL-19.
L’esito principale analizzato è stato la misura combinata di ricovero in unità di terapia intensiva/ ventilazione meccanica/ morte.
Fino al 3 maggio 2020 sono stati inclusi 232 pazienti (36% maschi), con età media di 62,2 anni, in terapia con corticosteroidi (51,7%), e multimorbidità. Tra le patologie reumatologiche figuravano: artrite reumatoide (34,1%), spondiloartriti (26,3%), connettiviti (21,1%) e vasculiti (11,2%). La maggior parte dei casi aveva una malattia attiva (69,4%). La presentazione clinica di COVID-19 era tipica, con sintomi sistemici (febbre e astenia) e sintomi respiratori. L’esito complessivo del COVID-19 è stato grave, con alte frequenze di ricovero ospedaliero (69,8%), supporto respiratorio (ossigeno (55,7%), ventilazione non invasiva (20,9%) o ventilazione meccanica (7,5%), e 19%% di decessi. I pazienti in terapia con farmaci di fondo biologici e non hanno dimostrato un aumento significativo del rischio di ricovero / ventilazione meccanica / morte dell’unità di terapia intensiva. Nonostante questa valutazione faccia riferimento a i casi più gravi, i risultati confermano la validità della raccolta dati e suggeriscono la mancanza di segnali di incremento del rischio di esito negativo nei pazienti reumatologici in terapia con farmaci di fondo, in particolare b-/ts-DMARDs.