Le spondiloartropatie rappresentano un gruppo di artriti periferiche asimmetriche caratterizzate da coinvolgimento dell’entesi articolare, frequenti manifestazioni extra-articolari, cluster familiari, fattore reumatoide negativo e associazione con l’antigene maggiore d’istocompatibilità di classe 1 (Human Leukocyte Antigen, HLA) B27.
Le spondiloartropatie possono essere classificate come assiali o periferiche secondo il distretto articolare maggiormente coinvolto.
Dal punto di vista fisiopatologico, l’eccessivo stress dell’entesi, oltre una soglia fisiologica di sopportazione del carico, determina infiammazione. Infatti, il tenocita sottoposto a stress moderato per entità e durata, è in grado di modificare il proprio citoscheletro actinico e aumentare la produzione di fattore di crescita trasformante β (Transforming Growth Factor, TGFβ) con conseguente rinforzo dell’entesi. Al contrario, il tenocita sottoposto a stimolazione meccanica eccessiva, aumenta la secrezione di citochine pro-infiammatorie, e in particolare di interleuchina (IL)-1, IL-6, IL-17, TNFα e prostaglandina E2, con periostite, dolore e aumento della concertazione locale di chemochina CXCL2. Quest’ultima molecola recluta monociti circolanti che differenziano a osteoblasti dopo attivazione del pathway molecolare dipendente da chinasi extracellulari regolatrici del segnale (Extracellular signal-Regulated Kinases, ERK) 1/2 con conseguente apposizione ossea. Le articolazioni dell’osso sacro sono evolutivamente poco predisposte a sopportare gli alti carichi indotti dall’acquisizione della posizione eretta e pertanto sono frequentemente coinvolte. Studi sul topo hanno dimostrato che anche l’eccessiva riduzione del carico determina un danno all’entesi, e pertanto oggi si considera una zona ottimale di carico dell’entesi che appare essere geneticamente ridotta nei pazienti con spondiloartrite.
Gli esami di laboratorio che aiutano il clinico nella diagnosi e follow-up del paziente con spondiloartrite sono pochi e limitati a HLA-B27 e proteina C reattiva. Tuttavia, la concentrazione sierica di PCR ha dimostrato una bassa correlazione con sintomatologia, alterazioni radiologiche e prognosi. I pazienti presentano elevate concentrazioni sieriche di calprotectina, citochine infiammatorie, sclerotina, metalloproteinasi e micro-RNA associati alla regolazione della differenziazione osteoblasti/osteoclasti. Tuttavia, questi esami di laboratorio non si sono dimostrati di validata utilità nella pratica clinica.
Il trattamento di prima linea di pazienti con spondiloartrite vede consolidato l’utilizzo dei farmaci antinfiammatori non steroidei associati a fisioterapia. In caso di mancato beneficio i farmaci biologici anti-TNF rappresentano il trattamento di scelta. Infine, farmaci biologici di seconda linea sono secukinumab e ixekizumab.

Bibliografia

  1. Schett G, Lories RJ, D’Agostino MA, et al. Enthesitis: from pathophysiology to treatment. Nat Rev Rheumatol. 2017 Nov 21;13(12):731-741.
  2. Expert Panel on Musculoskeletal Imaging. ACR Appropriateness Criteria® Chronic Back Pain Suspected Sacroiliitis-Spondyloarthropathy. J Am Coll Radiol. 2017 May;14(5S):S62-S70.
  3. Ward MM, Deodhar A, Gensler LS, et al. 2019 Update of the American College of Rheumatology/Spondylitis Association of America/Spondyloarthritis Research and Treatment Network Recommendations for the Treatment of Ankylosing Spondylitis and Nonradiographic Axial Spondyloarthritis. Arthritis Rheumatol. 2019 Oct;71(10):1599-1613.