Fin dalla pubblicazione dei primi report riguardanti la pandemia da SARS-COV-2, la popolazione pediatrica è risultata meno suscettibile a sviluppare forme severe di malattia. È stato riportato che la gran parte dei pazienti pediatrici con evidenza di infezione da SARS-COV-2 ha mostrato un quadro clinico lieve e diversi bambini sono risultati asintomatici. Inoltre il coinvolgimento polmonare in questi pazienti non sembra essere equiparabile a quello che si verifica negli adulti.
Recentemente è stata pubblicata una case series inglese riportante un cluster di 8 pazienti (tutti concentrati intorno alla metà aprile 2020) caratterizzati da condizioni cliniche gravi necessitanti cure intensive, dalla presenza di shock e di indici infiammatori fortemente elevati. Questi pazienti hanno presentato diverse tipologie di interessamento cardiologico conformando un fenotipo clinico simile alla malattia di Kawasaki.
Degli otto pazienti riportati in questa coorte, 6 erano di origine afrocaraibica, 5 maschi e nessuno presentava comorbidità.
Le caratteristiche cliniche erano simili: febbre continua, rash, congiuntivite, edema periferico, dolore delle estremità e significativo coinvolgimento gastrointestinale. Tutti i pazienti sono evoluti verso uno shock caldo vasoplegico, refrattario al riempimento volumetrico e necessitante di noradrenalina, milrinone per il supporto emodinamico. La maggior parte dei pazienti non ha presentato un coinvolgimento respiratorio significativo. È stata inoltre notata la tendenza allo sviluppo di versamento pericadico, pleurico e ascitico.
Tutti i pazienti sono risultati negativi per il SARS-COV-2 a livello del liquido di lavaggio broncoalveloare e l’aspirato nasofaringeo. Nonostante l’evidenza di aumento degli indici infiammatori come PCR, PCT, ferritina, trigliceridi e D-dimers, non è stato identificato nessun organismo patologico in 7 pazienti. In un caso sono stati isolati un adenovirus e un enterovirus. Gli ECG di base sono risultati aspecifici. Mentre l’identificazione di un iper-reflettenza delle coronarie è risultata comune. Un solo paziente ha sviluppato un aneurisma coronarico gigante. Un altro paziente invece ha presentato shock refrattario necessitando di un supporto circolatorio extracorporeo ed è poi deceduto in seguito a un ictus cerebrale.
Tutti i pazienti sono stati trattati con immunoglobuline per via endovenosa (2 g/kg) oltre alla terapia antibiotica; 6 pazienti hanno ricevuto aspirina a dosi antiinfiammatorie. La degenza presso il reparto di terapia intensiva pediatrica è stata di 4-6 giorni e dalla dimissione 2 pazienti sono risultati positivi per il SARS-COV-2 mentre in altri 3 è stata certificata l’esposizione familiare al virus. Tutti i pazienti sono in follow-up cardiologico per l’eventuale identificazione di alterazioni coronariche.
Gli autori del presente studio ipotizzano che questa presentazione clinica rappresenti un nuovo fenomeno riguardante pazienti con infezione da SARS-COV-2, precedentemente asintomatici, con una straripante infiammazione multiorgano simile alla sindrome da shock in corso di malattia di Kawasaki.